In viaggio con Orazio primo food blogger della storia
In viaggio con Orazio primo food blogger della storia. Il grande poeta romano potrebbe essere sicuramente un antenato dei professionisti per i social di food. Nelle sue Satire vi sono passi in cui la citazione del cibo non è accademica. Orazio ha una conoscenza dei prodotti, ma anche di come cucinarli nel migliore dei modi e di quali siano quelli più eccellenti. Prodotti di cui identifica la provenienza. Il vino Falerno è ottimo per ammorbidire la carne di gallina. I ricci di Bacoli, le ostriche del Circeo e le capesante di Taranto sono bontà da mangiare rispetto alle stesse provenienti da altre località. Ed ancora, l’olio migliore è quello di Venosa, sua terra natia.
Racconti di cibo scritti all’incirca nel I sec. a.C., che sembrano attualissimi e che ci aiutano ancora oggi nel viaggio alla scoperta di territori e dei suoi cibi.
La gallina nel vino Falerno
“Se ti arriva improvvisamente un ospite in ritardo, affinché la gallina non risulti dura al palato avrai l’accortezza di immergerla viva nel Falerno: ciò la renderà tenera”Hor. sat. II 4, 12-34
Il pescato migliore
“La luna nuova fa nascere le molli conchiglie, ma non ogni mare produce conchiglie di qualità: la peloride del lago Lucrino è migliore del murice di Baia, nel Circeo nascono le ostriche, nel Miseno i ricci, la raffinata Taranto è nota per le conchiglie aperte a forma di pettine»)”Hor. sat. II 4, 12-34
Il cinghiale umbro
“Il cinghiale umbro, nutrito con ghiande di leccio, riempie il piatto rotondo di colui che evita la carne molla…”Hor. sat. II 4, 40-44
Olio di Venafro, Mele di Tivoli e Uva di Albano
“E’ opportuno conoscere le qualità di due diversi tipi di salsa. Una è semplice ed è composta da olio fresco di oliva, che si dovrà poi mescolare con molto vino e con salamoia, non diversa da quella che stagiona negli orci di Bisanzio. L’altra si prepara bollendo questa con erbe triturate e lasciandola raffreddare sparsa di zafferano corico, aggiungendo sopra olio di oliva spremuto nei torchi di Venafro. Le mele di Tivoli sono più belle a vedersi, ma meno buone di gusto rispetto a quelle del Piceno. L’uva venucola va bene per le conserve, quella di Albano sarà migliore per farla essiccare” Hor. sat. II 4, 63-72
in copertina foto di affresco da Museo Archeologico Nazionale Napoli – Ministero della Cultura