A Palazzo Reale tra i fornelli dei Borbone
A Palazzo Reale tra i fornelli dei Borbone
A Palazzo Reale tra i fornelli dei Borbone. Tra le ultime gemme il Palazzo Reale di Napoli rivela le antiche cucine borboniche. Gli ambienti, sono attualmente deposito di altri preziosi oggetti: candelabri ed altre suppellettili. Ma il direttore di Palazzo Reale, Mario Epifani, ha in progetto di renderle visitabili. E’ la prima volta, nella sua storia di monumento aperto al pubblico, che la Casa dei Re di Napoli disvela ambienti così privati e particolari. I fornelli in muratura e ceramica sono essenziali, ma molto belli.
Il bianco e nero dei disegni geometrici delle mattonelle, il bianco delle murature rendono gli ambienti eleganti, anche se attualmente sommersi da oggetti di arredo. Conservati anche alcuni tegami in rame che quando le cucine saranno visitabili orneranno quelli che un tempo erano i fornelli reali.
“La particolarità di queste cucine – spiega il direttore Mario Epifani – è che sono poste in un piano ammezzato ed in corrispondenza del Salone d’Ercole. Di solito le cucine erano poste ai piani terra. Invece, qui a Palazzo Reale hanno questa particolare collocazione. Approfondiremo ancora il perché. E’ molto importante ricostruire, per quanto possibile, l’esatta funzione di tutti gli ambienti. Ricostruire attraverso una visita la vita quotidiana a Palazzo reale sarebbe interessante per il visitatore”.
I banchetti reali con il Maestro di Casa
Palazzo Reale di Napoli, casa reale e dimora di rappresentanza era una meta ambita per i ricevimenti. I banchetti dei reali, soprattutto dei Borbone, erano straordinari. Nelle cucine i preparativi dovevano impegnare centinaia di persone tutte alle dipendenze del Maestro di Casa o Scalco. La servitù tutta, infatti, dipendeva da questo personaggio. Era l’epoca dei Maestri di Casa del livello di Vincenzo Corrado ed Ippolito Cavalcanti. Altre figure importantissime erano il Trinciante, l’addetto al taglio della carne, ed il Bottigliere, il Sommelier moderno . Scalco, Trinciante e Bottigliere si occupavano, inoltre, dell’allestimento dei banchetti.
I banchetti prevedevano allestimenti fastosi con quattro servizi: tre di cucina ed uno di credenza. Ciascun servizio era composto da un numero di piatti variabili dalle 12 alle 32 portate.
La mise en place della tavola si ispirava alla realizzazione di composizioni che dovevano sbalordire gli invitati. Il cibo doveva essere gustato prima dagli occhi e poi dalla bocca.
Dai Banchetti reali alle feste di popolo, le cuccagne
Oltre ai banchetti, vi erano delle occasioni particolari per le quali si organizzavano feste civili: le “cuccagne”. Queste feste di popolo costituivano lo speculare rovescio dei banchetti e i rinfreschi della nobiltà. Questi carri arricchiti con vivande, cibo, salumi e formaggi spesso erano preda di violenti saccheggi da parte dell’affamato popolo napoletano. La Biblioteca nazionale di Napoli ha tempo fa allestito una mostra con le immagini di un’ originale “cuccagna” ‘acquatica’ montata su palafitte o sui barconi al largo di Santa Lucia o di Mergellina che venivano ‘abbordati’ e ‘conquistati’ dai popolani che li raggiungevano in barca o a nuoto. Un rituale che venne proposto in occasione del matrimonio fra Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia quando fu allestita una cuccagna “in forma di fortezza” su disegno del Medrano nello specchio d’acqua prospiciente la Riviera di Chiaia.