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Perdere peso? Ok, ma non chiamatela dieta dimagrante

Perdere peso? Ok, ma non chiamatela dieta dimagrante
Perdere il peso in eccesso: un obiettivo sicuramente importante.
Ma per migliorare la salute e il benessere, piuttosto che per l’estetica o la pressione sociale.
Soprattutto, per migliorare la Qualità della Vita (QoL). Infatti, nelle persone con obesità il disagio fisico, psicologico e sociale comportano un deterioramento della QoL, di grado tanto più grave quanto più aumenta il BMI (Body mass index, Indice di massa corporea). Si è trovato che le obesità gravi hanno valori di QoL paragonabili addirittura a quelli delle malattie oncologiche appena diagnosticate!
Per dimagrire, bisogna innanzitutto comprendere che essere in sovrappeso non è un demerito personale, ma la conseguenza di scelte di vita non corrette che si possono modificare.
Bisogna uscire dallo schema mentale che la persona sia obesa per sua colpa, perché mangia troppo. E’ oggi noto che non è il paziente obeso la causa del suo peso, ma l’ambiente. La causa dell’epidemia dell’obesità non dipende dal cattivo comportamento del singolo individuo, ma da fattori sociali, politici e ambientali ostacolanti scelte salutari, come le politiche scorrette dell’industria alimentare, la grande disponibilità di cibo spazzatura, la riduzione dell’attitudine al movimento nella vita moderna.
Per questo, la soluzione non deve essere, come classicamente si ritiene, ridurre l’apporto di calorie tramite la famigerata dieta “da fame”.
Questa strategia è faticosa da sostenere e poco utile. Purtroppo è noto che una dieta ipocalorica provoca un calo ponderale transitorio, per il fenomeno della “Termogenesi Adattativa”: quando si perde peso, il corpo tende ad abbassare il metabolismo e quindi ridurre i consumi, per compensare la restrizione calorica e riguadagnare il peso precedente. Questo perché nel cervello esiste il cosiddetto “Adipostat ipotalamico”, che si allarma quando si verifica un calo di peso essendosi stabilizzato sulla memoria del peso precedente e cerca sempre di recuperarlo, innanzitutto rallentando il metabolismo. Inoltre, le privazioni alimentari creano un forte desiderio, con la pericolosa fame di recupero dopo che si “abbassa la guardia”, oltre a poter alterare il rapporto col cibo aprendo le porte a disturbi alimentari.
Purtroppo, il 95% di chi segue una dieta restrittiva riprende i chili persi nei 2 anni successivi.
La modalità giusta consiste invece in interventi comportamentali volti a modificare l’atteggiamento della nostra mente. Il meccanismo alla base dell’aumento di peso è nel cervello, che ha attivato un programma biologico teso all’introito calorico superiore alle necessità e al risparmio del dispendio energetico (stile sedentario), per cui per ottenere un cambiamento bisogna agire sui pensieri che generano i comportamenti sbagliati riguardo all’alimentazione e alle abitudini di esercizio fisico.
Tali interventi richiedono un approccio olistico (mente-corpo) e personalizzato e si basano su un percorso il cui scopo è il cambiamento dello stile di vita che porti a maggior benessere e salute fisica e psichica.
Il percorso implica il supporto integrato di più figure professionali: medico/nutrizionista/psicologo/educatore motorio.
Per ottenere i cambiamenti comportamentali desiderati, il paziente e la sua famiglia devono essere messi in grado di autogestirli. Ciò viene attuato attraverso l’Educazione Terapeutica, basata sulla crescita di informazione, consapevolezza e self-efficacy (capacità e fiducia di poter essere protagonisti del cambiamento).
E’ importante che il paziente sia consapevole che il cambiamento durerà tutta la vita, anche dopo la fase di perdita/stabilizzazione del peso, perché il costruire un programma di breve durata per poi abbandonarlo porterà a recuperi di peso sempre più difficili da gestire per il senso di sconforto, fallimento, perdita di autoefficacia.
Gli interventi comportamentali possono essere di gruppo, individuali o anche online.
Nel caso di bambini e adolescenti, il cambiamento dello stile di vita per essere produttivo va esteso all’intera famiglia.

Carlo Alfaro

Nato a Sant’Agnello il 30/11/1963, vive a Sorrento, con l’amata sorella e i suoi gatti. Medico pediatra, attualmente ricopre l’incarico di Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, è inoltre Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) e redattore della Rivista ufficiale della Società, RIMA. Appassionato di divulgazione scientifica, dal 2015 è giornalista pubblicista. Ama i bambini, il teatro, il cinema, la musica, i libri e la Natura. Adora recitare e scrivere testi, organizzare eventi culturali e stare sui social.

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