La Caponata, storia di gusto e bellezza
La Caponata, storia di gusto e bellezza. Il disegno delle alici salate con riquadrature ripiene di capperi, olive e cetrioli sulla Caponata è un po’ come un’opera d’arte. Il piatto è tra le ricette che, nel 1852, Don Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, autore di eccellenti manuali di cucina, scrive che deve essere fatto con i biscotti «del Real Sito del nostro Portici» –
Questo luogo, sorto sulle pendici del Vesuvio, deve essere magico per tutti: re, regine, duchi e popolo.
La Caponata, storia di gusto e bellezza
Carlo Di Borbone e la sua consorte ne fanno una dimora sontuosa con appartamenti, porto con un accesso diretto dal mare, cappella, museo, parco e giardino di delizie. I pavimenti sono realizzati con i mosaici della città di Ercolano.
Nel 1758 il Real sito di Portici apre l’Herculanense Museum, raccolta delle opere rinvenute nel corso degli Scavi, poi trasferite dal 1866 al Museo Archeologico di Napoli. Il 3 Ottobre 1839, inoltre, apre la prima Ferrovia d’Italia, la Napoli-Portici. Portici è sempre più una città all’avanguardia.
Il boudoir
Il boudoir è uno scrigno di ceramiche progettato da Giovan Battista Natali. Per la prima volta si usa come decorazione, al posto di stucchi e legno, la ceramica che riproduce animali vari, fiori e frutti.
Il parco
Il parco è un’altra meraviglia, degradante verso il mare e con lunghi viali: adornati di statue, fontane e galoppatoio. Come tutte le grandi corti vi sono inoltre aree per il gioco del pallone, per la piazza fortificata, per le esercitazioni militari e la fagianeria.
RICETTA CAPONATA
Spugnerai nell’aceto sei biscotti di pane, ma dovrebbero essere quelli del Real Sito del nostro Portici che quelli soli sono perfettamente biscottati, o che espressamente si facessero; per colui che piacesse il dolce ci porrai del zucchero, molto oglio, del sale, del pepe, e li farai così bene inzuppare, dipoi li adatterai nel piatto proprio a forma di piramide;
questa la coprirai con un rotolo almeno di pesce lessato bene spinato, e spillucato ed accomodato con oglio, aceto, sale e pepe; di poi farai un trito finissimo di grana quattro di scarola e lattuga, la laverai e la premerai ben forte e la rivolterai in insalata aggiustandola, replico se piace con lo zucchero, perché ci dà una grazia, e bene impregnata della salsa la sgocciolerai e ne coprirai tutta la piramide formandola per conseguenza più grande;
sulla punta ci porrai una dritta cimetta, o di lattuga o di scarola figurando una piuma e del rimanente ci farai un grazioso disegno, interlineando con filetti di alici salate ed in quelle riquadrature ci porrai in una de’ capperini, in un’altra delle olive disossate, in altra del melogranato, in altro dei filettini di peparolo, in un’altra de’ quartini d’ovo duro, in un’altra delle patelle lessate, in un’altra delli filettini di cetrolio in aceto e nell’ottava finalmente dei filettini o di tarantello, o fettolino d’ovo di tonno;
al bordo del piatto ci porrai intersecando delle piccole cimette di cavolfiori e broccoli romani lessati ed accomodati ad insalata e da ultimo posto sotto di queste cimette, che apparissero delle mezze fette di limone e portogallo, assicurandoti che farà una graziosa figura.
[I. Cavalcanti, Duca di Buonvicino, Cucina Teorico-Pratica, 1852, Napoli, 2002, p.146]
da Il GRAND FOOD edito da Homo Scrivens – 2017