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Cachi, dall’albero delle sette virtù

Cachi dall’albero delle sette virtù

I cachi sono i gustosi e dolcissimi frutti arancione che maturano in autunno, da ottobre a dicembre, di un albero robusto, elegante e decorativo della famiglia delle Ebenacee, il cui nome scientifico è Diospyrus kaki.

Diospyros in Greco significa “grano di Zeus”, per la sua dolcezza che lo faceva considerare frutto degno degli dei.

La storia

L’origine della pianta è dalla Cina, dove la sua coltivazione iniziò circa duemila anni.

In Cina veniva anticamente chiamato “l’albero dalle sette virtù”: 1) longevità (può diventare centenario); 2) protezione (regala grande ombra); 3) accoglienza (ospita i nidi degli uccelli); 4) resistenza (a parassiti e climi); 5) bellezza (di foglie, frutti e portamento); 6) generosità (per il fuoco forte che regala il suo legno); 7) utilità (la caduta dell’abbondante fogliame concima la terra).
Dalla Cina poi la coltivazione si è diffusa in Corea, Taiwan, Vietnam e Giappone per cui viene chiamato “mela d’Oriente” o “loto del Giappone”.

Frutto della pace

l cachi sono considerati simbolo di pace perché uno di questi alberi sopravvisse miracolosamente alla devastante esplosione atomica di Nagasaki del 1945.

Con il progetto di pace denominato KAKI TREE PROJECT, le piante derivate da quella simbolica pianta superstite vengono diffuse in tutti i Paesi del mondo, per non dimenticare dove può arrivare il male dell’uomo e quanto può essere coraggiosa la Natura a resistervi.
Arrivò in America e in Europa verso la metà dell’Ottocento.

In Italia fu introdotto nel 1880 e il successo fu subito straordinario. Giuseppe Verdi nel 1888 scrisse una lettera nella quale ringraziava chi gliene aveva fatto dono. Attualmente è naturalizzato su tutto il territorio italiano. Principali zone di produzione sono la Campania (in particolare il Napoletano e l’Agro Nocerino Sarnese), la Romagna (in particolare il Forlivese), la Sicilia.
In Campania è chiamato legnasanta perché sembra possibile scorgere, una volta aperto il frutto, al suo interno la sagoma del Cristo in croce.
In Sicilia il seme era considerato sacro alla Madonna in quanto, spaccato a metà, mostra il germoglio della nuova piantina, che assomiglia a una mano bianca e delicata, ritenuta la “manuzza di Maria”.
Una credenza popolare attribuisce ai semi del frutto la capacità di prevedere il clima che farà nell’inverno successivo: tagliando a metà il seme, si scorge un filamento bianco di forma simile ad una posata: se somiglia a un cucchiaio si avrà un inverno con molta neve, se somiglia a una forchetta l’inverno sarà mite mentre se somiglia a un coltello annuncia un clima freddo e tagliente.

La raccolta

I frutti vengono raccolti immaturi, per essere poi consumati dopo la maturazione, che viene velocizzata accostandoli alle mele.
Il cachi è un frutto ad alto valore energetico (100 g apportano circa 70 kilocalorie) per la ricchezza di zuccheri: il 18%. L’80% è fatto di acqua. Ha pochissimi grassi (0,5%) e proteine (0,45%). Abbondante la preziosa fibra vegetale.

Le proprietà

E’ un’ottima fonte di vitamina C ed E, vitamine del gruppo B, potassio, fosforo e magnesio.
La polpa contiene un’alta concentrazione di carotenoidi, flavonoidi, acido betulinico, composti dalle spiccate proprietà antiossidanti.

Carlo Alfaro

Nato a Sant’Agnello il 30/11/1963, vive a Sorrento, con l’amata sorella e i suoi gatti. Medico pediatra, attualmente ricopre l’incarico di Dirigente Medico di Pediatria presso gli Ospedali Riuniti Stabiesi, è inoltre Consigliere Nazionale della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) e redattore della Rivista ufficiale della Società, RIMA. Appassionato di divulgazione scientifica, dal 2015 è giornalista pubblicista. Ama i bambini, il teatro, il cinema, la musica, i libri e la Natura. Adora recitare e scrivere testi, organizzare eventi culturali e stare sui social.

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