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Castagna Roccamonfina verso IGP

Castagna di Roccamonfina in Campania verso il riconoscimento di Igp, prodotto con Indicazione Geografica Protetta.

Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, terminata la fase istruttoria, comunica con una nota che ha disposto la pubblicazione della proposta di riconoscimento della IGP alla Castagna di Roccamonfina con il relativo Disciplinare di produzione. Trascorsi 60 giorni per eventuali opposizioni.
Al via così l’iter per la registrazione che ora è nelle mani della Commissione europea a Bruxelles per il completamento della procedura di riconoscimento.

Castagna di Roccamonfina, completata procedura in Italia

La pubblicazione è stata disposta dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. L’Italia ha concluso istruttoria del riconoscimento. Con le nuove disposizioni governative anticovid, che limitano le assemblee e quindi anche le riunioni, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ha anche il compito di raccogliere eventuali osservazioni e opposizioni, su base nazionale, della proposta di riconoscimento.

Otto comuni area di produzione

La denominazione di cui si chiede la registrazione è riferita alle castagne, fresche ed essiccate, appartenenti alle principali cultivar coltivate nel territorio indicato nel disciplinare di produzione, costituito da otto Comuni dell’area del Parco di Roccamonfina e del Monte S. Croce in provincia di
Caserta.

Le cultivar

Le cultivar sono: Tempestiva (o Primitiva), Napoletana (o Riccia), Paccuta, Lucente (o
Lucida) e Mercogliana (o Marrone).

Le piante che si estendono in circa 3.700 ettari, quasi tutti destinati alla produzione dei frutti. Un dato pari a circa il 25% della SAU totale (con punte anche del 60% in alcune aree). La produzione media annua, fino al 2010 (in epoca pre-cinipide cioè) era di circa 8.500 tonnellate, mentre negli ultimi anni, in piena emergenza fitosanitaria, gli esperti hanno stimato una produzione non superiore alle 2000 t per anno. Nel 2020 vi è stata una ripresa produttiva stimata nell’ordine del 40% del potenziale produttivo medio.

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