Dal vitigno contemporaneo al calix romano
Dal vitigno contemporaneo al calix romano
Satricum
Il ventre di vigneti, impiantati una trentina di anni fa tra Anzio e Nettuno, a ridosso delle ex paludi pontine, sta svelando tesori che narrano, invece, tradizioni vitivinicole antichissime. Satricum, città pre -romana e poi romana nell’Agro Pontino continua a raccontarsi. Lo fa, grazie agli scavi archeologici che si svolgono all’interno dei vigneti dell’azienda Casale del Giglio in località Poggio dei Cavallari, coordinati dalla professoressa Marijke Gnade dell’Università di Amsterdam. Queste indagini, che sono riprese nel 2019, il sito era stato già indagato nell’800, hanno riportato alla luce una villa signorile di epoca romana.
La villa
“Si colloca lungo il limite nord-est della città antica e sorge sulla somma di un pendio ripido, da cui si gode di un bellissimo panorama verso il fiume Astura ed i Colli Albani. Essa occupava un posto di rilievo nel paesaggio e doveva essere stata ben visibile per chi si avvicinasse dal lato est” spiega l’archeologa olandese che da oltre trenta anni scava nell’area.
“La villa è stata costruita nel I secolo d.C., quando la città di Satricum non esisteva già più. Ha vissuto una fase di attività significativa tra la fine del I al II/III sec. d.C. ed ha conosciuto una seconda fase di vita nell’arco cronologico compreso tra il IV e il V sec. d.C.” sottolinea Marijke Gnade.
Gli oggetti di vita quotidiana
Oltre i resti del complesso, stanno riemergendo oggetti della vita quotidiana coppe, anfore, marmi, e un bellissimo calix segno evidente che il vino era di ‘casa’ in queste terre già all’epoca.
Territori che nei secoli successivi hanno subito notevoli cambiamenti.
Così la coltivazione di alcune piante come la vite è stata completamente abbandonata, salvo riemergere tantissimo tempo dopo ed in epoca contemporanea.
L’impianto di vigneti, anzi il loro reimpianto ad opera di Dino e Antonio Santarelli, ha consentito la cura di queste terre e la possibilità di effettuare nuove campagne di scavo. I Santarelli, imprenditori lungimiranti, che hanno sempre sostenuto l’attività archeologica.