Tagliatelle, la ricetta del rinascimento
Tagliatelle, la ricetta del rinascimento
La pasta fresca, da sempre, si contende, con la pasta secca, il primato di essere la pasta delle paste. E tra gli impasti più antichi, diventati nei secoli il simbolo della cucina italiana, vi sono le tagliatelle.
Tra le prime ricette della storia culinaria italiana vi è quella di Cristoforo di Messisbugo. Il capo cuoco della corte estense che nel suo libro ‘Banchetti composizioni di vivande e apparecchio generale’ pubblicato nel 1549 ne scrive la ricetta.
Ricetta del 1549
Tre scodelle di farina bianca; Tre uova; Impastare e tirare una sfoglia stretta, lunga e sottile come una ‘carta’; Farla seccare e condirla come si vuole nel brodo grasso di cappone o anatra o con la zucca e quindi farla cuocere.
L’impasto è dunque composto semplicemente da farina bianca ed uova. Già all’epoca si optava per una farina più raffinata e si evitava di usare acqua. Messibugo consigliava, infatti, di fare un impasto ‘poco molle’ e di tirare la sfoglia sottile come una ‘carta’. Due segreti da grande chef che sono giunti sino ai nostri giorni.
La storia delle varie forme di pasta è legata alla storia della coltivazione dei grani. I cereali che sin dall’antichità sono stati scelti dall’uomo come piante da coltivare per uso alimentare. Gli uomini in epoche antichissimi hanno scoperto che i chicchi di questo cereale se macinati potevano essere impastati con l’acqua e dare il via a prodotti di cui cibarsi.