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Mangiar patate, un primato anche italiano

Mangiar patate, un primato anche italiano. La  loro storia culinaria incorona il francese Antoine Augustin Parmentier come colui che le fece per primo diventare cibo per gli uomini. Era il 1771 e l’agronomo di ritorno dalla guerra vinse un concorso sulla sostituzione del frumento nella preparazione del pane. Convinse persino il re Luigi XVI a farne un prodotto alimentare. Ma Antoine Augustin Parmentier  non fu l’unico. Alcuni anni dopo, Vincenzo Corrado,  napoletano d’adozione e Capo dei Servizi di Bocca del principe Michele Imperiali di Francavilla, dedicò ai pomi un libro. Il Trattato delle Patate  (sulla cui prima data di pubblicazione non tutti concordano) 1798? spiega ai suoi lettori cose molto interessanti su questo tubero. Uno scritto che promosse sulle tavole nobiliari l’uso della patata. Infatti, se in Francia Parmentier spinse a farne cibo del popolo, nel Regno di Napoli, allora tra gli Stati più importanti al mondo, essa divenne cibo da banchetto reale e nobiliare. Anche se lo stesso Vincenzo Corrado precisava : ” si posson servire nelle mense de’Facoltosi, ma cotte e condite nel modo che si dirà; siccome poi alla semplice servite, son d’ottimo cibo a poveri…”.

Ed ancora a Bologna,Pietro Maria Bignami, 1773, “presentò al governo della città una nota a favore del consumo delle patate, invitando i padroni delle terre ad obbligare i contadini a coltivare questi tuberi ‘’. Corrado e Bignami sono soltanto alcuni degli italiani che hanno spinto ad un uso alimentare. Già nel ‘600 molti orti botanici coltivavano questa piante. Il frutto della  Solanum tuberosum ha salvato in molte occasioni dalla fame le popolazioni.

Figlie legittime e naturali dei nostri terreni

Scrive il Corrado “sono produzioni naturali di certi dati terreni di ogni dove, e non già piante portate dall’America….sono figlie legittime e naturali  dei nostri terreni…”.  Dunque, un tubero che nasceva, ovunque, ma che arriva sulle tavole a partire dalla seconda metà del settecento grazie a sponsor del calibro di Parmentier e Corrado. Ma se il primo ha avuto molta fama e riconoscenza, non è stato così per Corrado, ancora oggi poco citato, studiato ed apprezzato.

Mangiar patate, un primato anche italiano

Sicuramente, quindi, l’uso in cucina è anche del ‘napoletano’ Corrado. Nei suoi testi dedica diverse ricette alle patate. Si può considerarlo, inoltre, l’invento dell’attuale Gattò. Questo piatto tipico della cucina partenopea è consacrato dal Corrado con due ricette:  Patate in gattò semplice e Patate in gattò ripieno. Ma nel ricettario del Corrado appaiono anche altri piatti come la frittata di patate, ed ancora gli attuali croché di patate. Quest’ultimi erano chiamati dal Corrado  Patate in bignè. Per non tralasciare gli gnocchi di patate o Patate in bignè in altro modo. La pasta condita con i pomi arriva a tavola soltanto nell’800.

In Italia ci sono moltissime varietà dalla Dop di Bologna alla rossa del Vallo di Diano.  L’Umbira ha, un’altra rossa quella di Colfiorito. Mentre, la Calabria ha quella della Sila, l’Abruzzo la Tutchesa del Gran Sasso ed il Lazio dell’Alto Viterbese.

Elisabetta Donadono

Elisabetta Donadono, napoletana, giornalista, comunicatrice e sommelier dell’olio extravergine d’oliva ha ideato prima napolipost.com e poi il grandfood.it. Due esperienze editoriali che propongono una lettura nuova, positiva, emozionale e coraggiosa delle eccellenze d’Italia. Dall’arte al cibo, dal cibo all’arte, i percorsi giornalistici indagano l’arte ed il cibo, raccontandoli in modalità nuova, in chiave originale, in versione fantasiosa. Articoli che hanno anticipato ed anticipano la conoscenza di luoghi, prodotti, persone, oggetti utilizzando di volta in volta tutti i sensi. Il grandfood.it nasce dopo i libri Il Grand Food Campania ed Il Grand Food Lazio, due libri per circa 100 racconti di cibi ‘gustati’ attraverso i monumenti e l’arte osservata cucinando buon cibo. Il Grand Food, in versione web e sociale è una nuova sfida tutta da fare con e per i lettori!

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