La Gricia, un sugo primitivo
La Gricia, un sugo primitivo
“Gricia” da Griciano, un paesello non lontano da Amatrice. E’ questo il luogo natio di un piatto semplice, antico e che ha subito diverse interpretazioni. Il piatto era il pasto dei pastori della Sabina. I paesi di Grisciano, Accumoli e Sabina era abitati sin dall’antichità da uomini dediti alla pastorizia. Il guanciale ed il pecorino prodotti dei loro animali che insieme avevano imparato ad utilizzare per condire inizialmente, i loro impasti di farina ed acqua, che nei secoli successive sono stati trasformati in varie forme di pasta.
La ricetta
Si fa soffriggere in padella un battuto di ‛guanciale’, si badi non pancetta, o lardo. Si aggiunge al soffritto peperoncino rosso, sfranto. Con questo sugo potente e primitivo, si condiscono dei vermicelli cotti al dente. Complemento indispensabile di questo piatto arcaico è un’abbondante quantità di formaggio pecorino grattugiato. Dai pastorali ‘vermicelli alla gricia’ sono derivati i vermicelli all’amatriciana.
La pasta anche in questa versione è un cibo straordinario.
La storia da Il Grand Food Lazio (edito da Homo Scrivens)
I pastori sabini, abitanti di una ampia zona tra il Tevere e gli Appennini verso il mare Adriatico dovettero subire, cinque anni dopo la fondazione di Roma, il rapimento delle loro donne. Romolo non ne volle sapere di farle tornare a casa. Tito Tazio, il re, se le andò a riprendere. L’affronto avrebbe prodotto una nuova carneficina se non fosse stato per la saggezza delle donne che chiesero e ottennero la pace. Tito Tazio e un gruppo di Sabini, si stabilirono sul colle Quirino, il Quirinale, altri rimasero a fare i pastori nelle terre disseminate sugli Appennini. Raggiungevano l’Urbe, che nel frattempo cresceva in potenza e dimensione, attraverso la via Salaria. Via del Sale? Può darsi. Da porta Salaria via via verso i reclini appenninici addentrandosi fra torrenti, borghi, valli e campagne.