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Il vino e il suo tappo

Il vino e il suo tappo, un rapporto di amore tra il vino ed il tappo.

“Monsieur, questo vino ha un sentore di tappo”. Quante volte ci sarà capitato di ascoltare questa frase in qualche film, oppure di averla pronunciata voi stessi mentre vi apprestavate a bere un calice di vino nella vostra enoteca preferita. In effetti il cosiddetto “difetto di tappo” è la maggiore causa di rifiuto di un vino.

Il  vino e il suo tappo, il sentore di tappo, quali le cause

Ma quali sono le cause? È colpa del produttore? O della scarsa qualità del tappo?

La sua formazione all’interno del vino è dovuta ad alcuni microorganismi che percepiscono la presenza di una molecola per loro nociva, il TCP, e per sopravvivere la modificano in un composto dall’odore sgradevole ma che per loro sarà sicuramente meno pericoloso il TCA. L’origine del TCP (triclorofenolo) è dovuta alla combinazione di molecole di cloro, erroneamente utilizzato per la pulizia delle attrezzature e presente in alcuni pesticidi, e di fenoli, molecole che possiamo ritrovare all’intero del sughero o del legno. La percezione del difetto di tappo, il cui responsabile molecolare è il TCA (2,4,6-tricloroanisolo), si manifesta con sentori di fumo, terra, carta bagnata.
Ricordiamo però un fattore molto importante, questa molecola dall’odore sgradevole può essere riscontrata più facilmente in un vino bianco che in un vino rosso, questo perché la matrice odorosa del vino rosso essendo più complessa nasconde meglio l’odore di tappo. Lo stesso avviene se ci troviamo di fronte ad un calice di Fiano o di Gewurztraminer: gli odori esplosivi dei fiori del Gewurztraminer nasconderanno meglio la “puzza” di TCA.
In pochi sanno però che 1 persona su 10 circa, non riesce a percepire questo odore. Tale fenomeno è chiamato anosmia.
Quindi se siete al ristorante, se il sommelier vi consiglia un vino dopo aver comprovato la sua qualità, assicuratevi che prima non sia anosmico.

Roberto Salvatore Di Fede

Roberto Salvatore Di Fede è un giovane enologo laureatosi in Viticoltura ed Enologia presso il dipartimento di agraria della Federico II. La sua formazione va oltre i confini italiani, ha frequentato anche rinomate scuole enologiche come quella di Bordeaux (Francia), La Rioja e Cádiz (Spagna). Durante l’ultima vendemmia del 2019 ha collaborato con Chateau de Beauregard, una interessanta realtà tra le colline della Borgogna. Ad oggi, per lui, il vino è una passione che si trasforma in lavoro!

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