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Dante e il vino color del sole

Dante e il vino color del sole. Oggi 25 Marzo è il Dantedì e ricordare Dante Alighieri dedicandogli una giornata celebrata a livello nazionale e mondiale è sicuramente un modo per far comprendere a tutti l’importanza e l’attualità della sua scrittura.

Anche i temi e le metafore utilizzate da lui sono più attuali che mai, ma la figura retorica presente all’interno della Divina Commedia che più ha colpito noi food e winelovers è la seguente:

”e perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola” Purgatorio; XXV; 76-78.

Dante e il vino color del sole

Con queste parole Dante paragona la nascita dell’animo umano alla nascita del vino. Nel caso dell’uva c’è l’intervento del sole che la rende carica di zuccheri e pronta a diventare vino mentre nel caso dell’uomo abbiamo l’intervento di Dio che infonde l’anima intellettiva al feto che lo rende unico ed inimitabile.

Una metafora simile era inevitabile probabilmente, poiché proprio nel medioevo il vino stava assumendo un nuovo ruolo e valore.

I primi vini di qualità

Fino ad allora infatti al vino, a causa della cattiva produzione e conservazione, era spesso aggiunta dell’acqua, delle erbe aromatiche e del miele per migliorarne il sapore e renderlo più gradevole. All’inizio del XII secolo invece si iniziano a riconoscere le prime forme di “vino di qualità”.

Ai nobili il buon vino

Ai nobili veniva dato il vino ottenuto dalle prime pressate dell’uva e ai più poveri toccava la terza o quarta pressata con un sapore meno piacevole e un grado alcolico inferiore.

Il Greco all’epoca di Dante

Tra i vini bevuti e diffusi in quel periodo sicuramente ritroviamo il Greco, un vino già utilizzato nel periodo romano e ritrovato nelle testimonianze di alcuni grandi scrittori latini come Columela, Plino il Vecchio e Catone.

Ora ci rimane una sola domanda alla quale rispondere: se ad oggi al Greco abbiniamo un piatto a base di frutti di mare o un tagliere di formaggi molli francesi, secondo voi, Dante cosa avrebbe abbinato ad un bicchiere di Greco?

 

Cosa si mangiava ai tempi del Sommo.

foto della campagna del Ministero della Cultura per il Dantedì

Roberto Salvatore Di Fede

Roberto Salvatore Di Fede è un giovane enologo laureatosi in Viticoltura ed Enologia presso il dipartimento di agraria della Federico II. La sua formazione va oltre i confini italiani, ha frequentato anche rinomate scuole enologiche come quella di Bordeaux (Francia), La Rioja e Cádiz (Spagna). Durante l’ultima vendemmia del 2019 ha collaborato con Chateau de Beauregard, una interessanta realtà tra le colline della Borgogna. Ad oggi, per lui, il vino è una passione che si trasforma in lavoro!

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